Una installazione ad alto tasso di adrenalina

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Alle 7,15 di una umida mattina dicembrina è arrivata in piazza Malatesta a Rimini, fuori dall’ala sud di Castel Sismondo, una enorme autogru del gruppo Facchini. Dopo circa un’oretta di manovre delicate il mastodontico mezzo è stato collocato in posizione congeniale per le operazioni da compiere successivamente.

Nel frattempo, da Thiene in Veneto è arrivato il bilico con il vetro da montare all’interno del castello, nella Casa del Custode, la futura biglietteria del Museo internazionale Fellini, luogo che accoglierà i visitatori al loro ingresso nell’edificio.

Alle ore 8.30 il grande vetro era già davanti alla Casa del Custode, dopo di che, con un meccanismo di ventose pneumatiche (che usano aria per prendere il vetro e trattenerlo affinché non scivoli), sono iniziate le operazioni di installazione del grande pezzo unico di 5 metri per 3 metri, dallo spessore di 4 cm e costituito da 2 strati di vetro accoppiati con interposta camera d’aria.

Questo vetro è stato opportunamente scelto dall’architetto romano Tommaso Pallaria, quale elemento unico anziché optare per due distinti, scelta dettata dalla volontà di avere un miglior impatto estetico rispetto alla filosofia del progetto e alla sua resa finale.

Il vetro di 9 quintali e 80 chili di peso, posizionato su un sorrettore o “Castello” in ferro, è stato ancorato con ventose robotizzate per poterlo poi ruotare lentamente in verticale per il corretto orientamento rispetto all’infisso ospitante, grazie al braccio meccanico, cui era fissato tramite un gancio e sorretto da funi collegate alla autogru posizionata esternamente all’edificio.

L’installazione ad alto tasso di adrenalina è avvenuta con abili movimenti calibrati da parte degli otto tecnici presenti. Il personale ha poi contribuito al relativo fissaggio del vetro con coprifili (angolari) che girano attorno al perimetro dell’infisso, debitamente siliconati e sigillati per resistere alle diverse temperature stagionali e alle intemperie.

Le operazioni, come quella di rotazione dell’elemento, hanno richiesto molta precisione per evitare rotture e rischi derivanti da cause accidentali, per cui si è fatto uso di una ventosa robotizzata calata dall’alto e agganciata tramite funi alla gru esterna con cui si comunicava via radio.

Le ventose robotizzate utilizzate sono state 8, esse ancorano il vetro mediante aspirazione dell’aria con compressore comandato da un pulsante.

Esse sono state spostate e ricollocate accuratamente man mano sul vetro, debitamente ripulito, assecondando il posizionamento dello stesso sino alla sua massima verticalità e adesione finale all’infisso ospitante, il tutto avvenuto con cura millimetrica per far aderire massimamente la base alla cornice.

Alle 12 circa tutte le operazioni si sono concluse.

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il-grande-vetro-diretto-verso-linfisso-della-casa-del-custode-cantiere-museo-fellini_grp3529
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