Sì, viaggiare…

Il tema del viaggio fisico e mentale è particolarmente presente nella cinematografia felliniana, quel suo abbandonare il borgo natìo, Rimini, per una nuova meta, Roma, inseguendo la propria stella, ne è la probabile fonte d’ispirazione, divenendo metafora della categoria dell’erranza, del continuo vagare alla ricerca di qualcosa, di sé, di un senso dell’esisistenza, alla ricerca di una guida. L’uomo quale parte infinitesimale dell’universo con il suo passaggio, scorre nel flusso della vita, alla ricerca di un senso che continua a sfuggire.
Ecco allora che nel concept allestitivo delle sale del piano zero il calpestio, la strada, il terreno stesso qualsiasi esso sia, nelle sue multiformi declinazioni, si fa simbolo, emblematica presenza materica, come nella sala 0, sala Dolly, del Mastio del castello di Rimini, dove il camioncino tipo Dolly, in stile OM, già descritto su queste pagine di diario del “dietro le quinte del museo”, affonda le sue fumanti ruote nel selciato, terminando qui il suo viaggio; viaggio che darà luce e corpo a sviluppi spaziali che si fanno schermi i cui contenuti multimediali creeranno mondi, visioni, idee, immagini, suoni.
Così, entrando nella sala 0 si possono osservare gli artigiani di Opera intenti alla realizzazione della pavimentazione scenografica di asfalto bituminoso a freddo, previa mano di fissativo passata sul pannello contenitivo, al fine di compattare il materiale evitandone così il distaccamento.
La lavorazione manuale è portata avanti da due operai mediante staggiatura e battitura al fine di compattare il materiale bituminoso preparato in loco al momento stesso dell’utilizzo.


