Come ti trasformo i pezzi vintage

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Il Dolly e la Guzzi sono stati trovati grazie ad una accurata ricerca a tappeto su internet, gli archivi del cinema ricordano che anche Federico Fellini e i suoi collaboratori acquistarono i mezzi utilizzati per alcune pellicole da dei vecchi lavoratori, modificandoli ai fini del girato, come il motocarro che portava per le borgate Anthony Quinn e Giulietta Masina.

In un certo qual modo, anche le officine di Opera hanno attuato gli stessi procedimenti utilizzati ai tempi dal regista e dai suoi scenografi, cercando in questo caso di trasporre al meglio le esigenze dei progettisti, i registi del futuro Museo Internazionale Fellini.

La vecchia Guzzi, per esempio, è stata acquistata in ottime condizioni, tanto che il faro, il parafango e altri dettagli sono stati invecchiati appositamente. Il motore è stato tutto svuotato, ripulito e ricollocato in sede, per evitare che potesse in qualche modo perdere dei residui e macchiare i futuri allestimenti.

Il telo di juta che copre il cassone del motocarro, posto in una delle prime sale del Mastio, nella parte posteriore viene a contatto col muro, sviluppandosi sino alle pareti, creando così due lunghi schermi tessili, su cui i personaggi felliniani compaiono alternandosi, come in un fregio continuo. I tappezzieri di Opera rivestiranno direttamente in loco uno per uno i pannelli con juta decorata a fondo di caffè, con cuciture ad hoc come fosse un sofà, evitando che le giunture dei tessuti disturbino le proiezioni.

Il furgone, tipo OM Leoncino, dopo il restauro ha ricevuto un trattamento antiruggine, conseguentemente riverniciato di nero, mentre di blu la parte della cabina. Anche a questo mezzo vintage è stato smontato il motore e ripulito di tutto punto per evitare gocciolamenti indesiderati. Infine dopo esser stato tirato a lucido dal carrozziere Leonardo ed il suo collaboratore, è stato tagliato e ricomposto in loco. Nella sua parte posteriore è stato riadattato per avere un braccio tipo Dolly cinematografico.

Qui il richiamo voluto è quello al film “Roma”, così il Dolly lo si farà metaforicamente “affondare” nel pavimento, bloccandolo nel suo viaggio. I teli di PVC, che nel film avvolgevano la sommità del Dolly cinematografico diventano schermi per la proiezione dei contenuti multimediali. 

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